COUNSELING
Con counseling faccio riferimento a Re-evaluation Co-counseling, fondato da Harvey Jackins negli anni settanta.
Ho inserito questo articolo nella sezione COACHING perchè sebbene il coaching sia una tecnica completamente diversa dal counseling si avvale dell’ascolto attivo. Ascolto che ho iniziato ad utilizzare praticando Re-evaluation Counseling, nel lontano 1980 a casa mia, a Milano.
Mia madre all’epoca, si recava spesso a Ginevra per delle “sessions” (sedute) di R.C, in seguito ha organizzato degli incontri a casa. Affascinata ed incuriosita da queste persone straniere che “piangevano e poi erano così contente” ho iniziato a coinvolgermi direttamente, sia come “cliente”, colui che viene ascoltato, che come “consulente”. Ho trovato nel counseling uno strumento fondamentale per la mia crescita e per capire quali erano gli “schemi di comportamento” (patterns) che, prima, spesso, mi portavano a formulare risposte irrazionali e sicuramente non produttive.
Utilizzo spontaneamente alcune tecniche di R.C in situazioni individuali e di gruppo.
Alla base teorica di R.C, c’è un concetto che ho fatto mio: quando nasciamo abbiamo tantissime potenzialità, (intellettuali, affettive, capacità di amare, talenti….). Ma poi, nel corso della nostra vita queste qualità si riducono, diminuiscono, degradano,fino a non riuscire ad esprimerle più. Tutto questo a causa di stress o emozioni negative vissute in passato (paura, dolore, rabbia, imbarazzo, ecc). Se in uno specifico momento doloroso ci fosse stato qualcuno che ci avesse “ascoltato”, che ci dava attenzione: probabilmente avremmo pianto, riso, sudato, raccontato, avremmo cioè, “sfogato” quel dolore spontaneamente, senza che si generasse in noi uno schema comportamentale, un blocco, un campanellino d’allarme pronto a suonare ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad uno stimolo simile. É per questo motivo che: quando un bimbo si fa male non gli dico <<non è niente>>! – <<non piangere, …solo le femminucce piangono>>; lo lascio sfogare e gli offro tutta la mia attenzione. Quando abbiamo la possibilità di sfogarci con qualcuno, solitamente dopo siamo più lucidi e riusciamo a rielaborare i problemi che ci coinvolgono con maggior tenacia ed efficacia.
Il counseling è basato sull’ascolto . Ed è proprio quello che faccio con i miei clienti.
L’ascolto è uno strumento fondamentale per qualsiasi tipo di intervento, riabilitativo, educativo, didattico.
Le persone con le quali ho lavorato: genitori, insegnanti, animatori; si sono rese conto che non è facile ascoltare.
In un esercizio di coppia, apparentemente semplice: chiedo ad ognuno di ascoltare (in quel caso assume il ruolo di ascoltatore) per 3 minuti, il suo “cliente” (colui che parla). Poi, nei successivi 3 minuti, i ruoli si scambiano.
A volte suggerisco un argomento, in altre li lascio liberi di utilizzare i loro 3 minuti parlando di ciò che preferiscono o di ciò di cui hanno bisogno in quel momento. Chi ascolta deve ascoltare e basta. Non bisogna interrompere, non bisogna dire: <<sai anche a me….>>, non bisogna giudicare, si ascolta. Quando propongo questo esercizio le persone, anche se non si conoscono, sembrano a loro agio ed iniziano subito. C’è chi nel ruolo di “cliente” sperimenta imbarazzo:- <<non sono abituato ad essere ascoltato>> – gioia, <<mi sento molto più leggera ora>> – lucidità, <<ho capito che…>>. E ci sono tanti che nel ruolo di “ascoltatore”….<<ho fatto una fatica a non intervenire, non riuscivo a guardarla negli occhi, mi veniva da pensare a mie situazioni analoghe, che fatica, non pensavo che ascoltare fosse così difficile!>>.