ADHD
ADHD
(Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder – Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) e ADD (Attention-Deficit-Disorder – Sindrome da deficit di attenzione) come pretesto per parlare di comportamenti presenti in molti bambini di oggi.
Per una diagnosi di ADHD bisogna basarsi su una valutazione accurata del bambino condotta da un Neuropsichiatra Infantile con esperienza sull’ADHD, o da operatori della salute mentale dell’età evolutiva con specifiche competenze. La valutazione, colma di strumenti studiati ad hoc, solitamente coinvolge anche genitori ed insegnanti e tiene in considerazione i fattori sociali.
Quasi tutti i bambini che seguo in studio presentano difficoltà di attenzione e difficoltà a stare fermi. Pochi di loro hanno diagnosi di ADHD o ADD. Ho deciso comunque di dare un po’ di spazio a questo disturbo perchè li tocca superficialmente e l’intervento è simile. Ma non vorrei che, leggendo il testo che segue, iniziaste a mettere un etichetta su vostro figlio. Vostro figlio è ciò che vi comunica ed è con questo che ci rapportiamo, al di là di qualsiasi definizione di patologia, definizione che spesso genera in noi ansia e paura e sicuramente non ci sostiene nell’accompagnamento alla crescita di quel essere che abbiamo nel nostro cuore.
Il Disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività (ADHD) è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria, questo in molti casi impedisce il normale sviluppo e l’integrazione sociale dei bambini. Solitamente presentano anche disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia e la disgrafia, e mettono in atto comportamenti provocatori ed oppositivi nei confronti sia di adulti (genitori, insegnanti) che di pari. Le cause di questo disturbo non sono ancora note (potete navigare in rete e trovare tantissimo materiale), comunque: dal mio punto di vista, il fattore ambientale contribuisce all’esponenzialità del sintomo.
Non sto assolutamente “dando la colpa” ai genitori, ma ritengo che essi possano fare tantissimo per la crescita del proprio figlio, modificando a volte delle “piccole cose”. Con “piccole cose” intendo in realtà un grande lavoro di consapevolezza, contenimento e ascolto, atteggiamento di non facile applicazione nella turbolenza e nella mancanza di serenità della vita odierna. Relazionarsi con un bambino con tali difficoltà può contribuire notevolmente al nostro sviluppo personale.
I bambini che ho incontrato mi hanno insegnato a trovare strategie per incrementare e sviluppare:
- Pazienza: passano da un’attività all’altra, spesso si annoiano su un compito;
- Tecniche di concentrazione: per riuscire a prolungare la loro concentrazione (rapidità nell’esecuzione di un compito, comprendere l’importanza delle tappe, …) ho inventato giochi di visualizzazione, velocità, che utilizzo anche nella mia quotidianità;
- Ordine per raggiungere un risultato: mi sono resa conto che il disordine, perdono le cose, nell’astuccio a volte non c’è la penna, impedisce di svolgere i compiti;
- Comunicazione con gli altri: sembra che non sempre ascoltano mentre parlo, parlano senza sosta;
- Consapevolezza corporea: mentre si dimenano sulla sedia, quando stanno in piedi e continuano a muoversi, quando toccano tutto quello che c’è sul tavolo, penso a quello che comunicano il mio corpo e la mia postura;
- Calma: tecniche di rilassamento;
- Molti bambini di oggi, agiscono senza tener conto delle conseguenze, ridono spesso, con o senza un motivo reale, pronunciano frasi negative nei confronti dei compagni, proprio come i bambini con diagnosi ADHD. Ma questi ultimi lo fanno con più frequenza. Disattenzione e comportamento iperattivo non sono gli unici problemi che hanno; a volte si associa ODD (Disturbo oppositivo provocatorio) ed il disturbo del comportamento con frequenti attacchi di collera e aggressività;
- Le terapie usate per curare l’ADHD includono interventi psicomotori, psico-educativi, terapie familiari ed anche, in alcuni casi, terapie farmacologiche (con tutte le controversie connesse);
- La terapia è un percorso che coinvolge quasi sempre figure professionali diverse: Neuropsichiatra Infantile, Psicomotricista, Pediatra, Psicologo dello Sviluppo da un punto di vista clinico, e pedagogisti, educatori ed insegnanti da un punto di vista formativo. Fondamentale è sempre il coinvolgimento attivo della famiglia.
I bambini con difficoltà di attenzione e/o iperattivi, in studio, hanno risposto molto bene alle mie proposte di rilassamento, grounding e concentrazione sul respiro.
Quando l’ho proposto, le prime volte mi sembrava una sfida grandissima. Come potevo solo immaginare che un bambino, o addirittura tre bambini in un piccolo gruppo, con queste difficoltà, potessero rimanere seduti, con le gambe incrociate, e concentrarsi sul respiro? Oppure stare sdraiati a terra, rilassare il corpo e fare delle visualizzazioni? Oppure ancora, stare in piedi, sentire le radici che crescono sotto i piedi e stare fermi, immobili, nonostante le mie provocazioni?
Ho seguito il mio cuore… Ho detto loro che gli proponevo degli esercizi per gli adulti, che poi avrebbero potuto fare casa, con i loro genitori…. Ha funzionato! Hanno sperimentato quello stato di calma e concentrazione e pian piano c’è chi è riuscito ad integrare l’esperienza anche in contesto scolastico o familiare.
Questi bambini iperattivi e con difficoltà di attenzione…, speciali, e con mille risorse, la loro imprevedibilità può essere positiva!