La voce di 3 bambini su esperienza EEG
Ho sempre ascoltato l’ansia e la paura delle mamme prima di portare il figlio a fare l’elettroencefalogramma. Tenere il bambino sveglio fino a tardi, risvegliarlo dopo 4,5 ore di sonno e poi recarsi in ospedale . Probabilmente si addormenterà in auto, portarlo in braccio…. sperare che non si svegli, eccetera eccetera. Sicuramente un esame percepito come “difficilissimo” da eseguire sul proprio figlio, anche se togliamo le implicazioni emotive.
L’altro giorno, nella stanza di psicomotricità, 3 bambini ( 5 – 6 anni) descrivevano la loro esperienza. Un bambino nel “cerchio d’apertura” ha esordito dicendo “oggi sono felice perchè mi sono divertito tantissimo”. Alla mia domanda “che bello, cosa è successo?” “Sono andato in ospedale , ho fatto una cosa con il gel, le ventose, alla testa, era come un sogno…..” .
Quel giorno aveva fatto l’ EEG.
Gli altri due volevano parlare, gli si è illuminato il viso – anch’io un giorno l’ho fatto, troppo forte! Erano tutti e 3 entusiasti. L’esame gli era piaciuto, era come volare nello spazio, chi dormiva, chi non sapeva se dormiva o no ma si ricorda la bella sensazione del gel dietro le orecchie, le ventosine con i fili, la dolce voce che gli diceva “apri gli occhi piano piano”. Non so se fare i complimenti a chi ha fatto questo esame, in tre ospedali diversi, o ai bambini, che se sostenuti sufficientemente riescono a trasformare molte esperienze in un’avventura divertente.
Sono tornata a casa con un nuovo apprendimento da loro: vivere il presente come un’avventura giocosa affidandomi all’ambiente e a chi è con me in quel momento.
Grazie!